curiosa di natura

Caffè, abile seduttore

È tutta colpa della mia nonna siciliana. Ha iniziato lei a darmi cucchiaini di caffè di nascosto dai miei genitori quando avevo tre, quattro anni. Poi è passata alla mezza tazzina e alla tazzina. Lei lo sapeva fare il caffè. Quello vero, forte, aromatico, intenso. Alle volte capitava che amici si offrissero di prepararlo: un liquido quasi incolore, inconsistente e con un gusto di caffè appena percettibile. Quello che mia nonna definiva, tradotto dal suo dialetto siciliano: “brodo di polpo”. Come l’acqua che rimane nella pentola quando hai fatto bollire il temibile mollusco. Anche cuocere il polpo è un’ arte al pari del fare il caffè.

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Tornando a casa

Tornando a casa, sono le sette di sera, sono a piedi, piove, i panataloni sono già inzuppati fradici fin quasi al ginocchio e l’ombrellino piccolo ha le stecche rotte, ma sono quasi arrivata.

Tornando a casa, sono preoccupata per il maltempo previsto nella zona delle Cinque Terre, già colpita gravemente dalle piogge nelle scorse settimane e ho sentito parlare di disastri a Genova.

Arrivata a casa, guardo il telegiornale, mi informo e mi chiedo perchè sia successo ancora, 45 anni dopo l’alluvione di Firenze. E per domani e dopodomani sono previste piogge forti e temo che potrebbero esserci altre alluvioni, altri danni, altri morti.

Penso che il più bel Paese al mondo non può finire così, sepolto sotto la pioggia, il fango e l’incuria. Penso che non possono morire altre persone.

Ho pensato a tutto questo, sotto la pioggia, tornando a casa.

Una boccata d’ossigeno

Domenica sono andata a prendere una boccata d’ossigeno all’Acquario in occasione di BiodiversaMente. La visita guidata era condotta da Alberto, naturalista paleontologo e seguita da un gruppo di ragazze e da alcune famiglie. Abbiamo ripercorso il cammino del fiume, dalla sorgente alla foce, per poi tuffarci in mare. Io mi sono divisa in due. Da una parte, l’osservazione e qualche appunto preso sui nomi dei pesci presenti nelle vasche. Dall’altra, lo stupore infantile davanti agli esemplari più colorati e alle domande di Alberto ai bambini, come se anch’io non avessi mai sentito parlare di quei pesci.

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Marcare accenti condivisi

Sono le prime parole che sento appena entro nella stanza. Siamo in una cascina in ristrutturazione nel centro della città. Le pareti sono fatte di mattoncini rossi e le porte e le finestre sono solo abbozzate. Invece degli infissi c’è un telone trasparente per lasciare entrare la luce e tenere fuori gli spifferi d’aria fredda, che a inizio ottobre cominciano a infastidire. La porta non c’è,  la sostituisce un lenzuolo bianco appeso alla buona.

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Che entri la fortuna!

Ho iniziato il mio blog scrivendo di elefanti perché si dice che portino fortuna. E poi li incontro ogni giorno, in giro per la città. Sono così simpatici, allegri e fantasiosi che  si sentirà la loro mancanza quando la manifestazione sarà terminata.

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Gli elefanti si accomodano in città

Ho incontrato gli elefanti

passeggiando nel centro di Milano.

Sono coperti di mille colori

e si sono accomodati su piccoli piedistalli di plastica.

Hanno trovato un loro posto tra le vie e gli angoli della città e si sono fermati. Proprio così, gli elefanti hanno invaso la metropoli. Sono piccoli elefantini indiani dipinti con infiniti colori, disegni e sfumature. Mi tornano in mente immagini dell’India viste nei documentari  in televisione.

I colori mi ricordano le donne indiane, con i loro occhi scuri e capelli corvini. Avvolte dalle loro tuniche di seta fruscianti di blu, verde e arancio, con le mani coperte di arabeschi floreali fatti con henné nero e rosso. Mi sembra di vederle camminare silenziose in piccoli gruppi tra questi elefanti. Macchie blu, verdi, arancione che sfiorano leggere l’asfalto.

Ma non sono loro, in realtà sono mamme italiane che fotografano i bambini tra le stravaganti sculture e ragazze che improvvisano le pose più strane. Anch’io mi fermo a scattare qualche fotografia tra gli elefanti che più mi colpiscono, perché ce ne sono davvero tanti.

Sono legati a un’iniziativa benefica, la Elephant parade, che si svolge contemporaneamente in quattro città nel mondo e per la prima volta a Milano. Le sculture sono state decorate da artisti e personaggi famosi e saranno vendute all’asta il prossimo 22 novembre da Christie’s. Gran parte del ricavato sarà devoluto a The Asian Elephant Foundation per la protezione di questi grossi mammiferi e in Italia anche a Fondazione Telethon.

Gli elefanti indiani sono in pericolo di estinzione e il loro numero si è ridotto del 90% negli ultimi cento anni. Vivono in una fascia di terra che si estende dall’India alla Cina e sono vegetariani. Si nutrono di banane, bambù e canna da zucchero. Abitano le zone erbose e le foreste.

Possiamo fare qualcosa per loro? Visitiamo il sito dedicato alla mostra e alla fondazione per avere maggiori informazioni. E speriamo in futuro di vederli ancora  lì tra le foreste indiane, bellissimi elefanti grigi circondati da donne vestite di mille colori e di sentire la loro voce potente risuonare nell’aria.