Nel nostro Mar Mediterraneo si trovano diversi ordigni della Seconda Guerra Mondiale inesplosi. Altri derivano da conflitti recenti. Ecco quali sostanze pericolose contengono.

L’iprite è una sostanza contenuta negli ordigni della Seconda Guerra Mondiale. La città di Bari fu bombardata dai tedeschi (2 dicembre 1943) che colpirono il porto e le navi degli alleati. Queste navi contenevano a loro volta bombe all’iprite. Negli anni recenti, reti da pesca hanno portato a galla numerose bombe inesplose di questo genere. L’iprite, al sole, sprigiona un gas urticante che provoca pustole ed ustioni.

Molte navi, in molti mari, sono affondate con il loro carico di bombe e di gas che è rimasto inesploso sul fondale per decenni.

“Si stima che nel Mar Baltico siano affondate 45 navi con 160.000 tonnellate di bombe a bordo”

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Oltre alle sostanze versate in mare dall’uomo, anche molte bombe giacciono sui fondali marini

Le armi chimiche contaminano i sedimenti e si diluiscono lentamente nell’acqua marina.

Nel 1997 il progetto ACAB (Armi Chimiche Affondate e Benthos) ha studiato il nostro Mar Mediterraneo nella zona dell’Isola Pianosa alle Tremiti. I biologi marini Ezio Amato e Luigi Alcamo hanno dichiarato che:

“L’Adriatico è una discarica. È un mare di bombe”

Anche i dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), raccolti analizzando quattro aree del basso Adriatico, hanno confermato la presenza di almeno 20.000 residuati bellici a carica chimica.

Non solo tritolo. Il tritolo non è l’unico inquinante dei mari che deriva da ordigni bellici. L’arsenico provoca danni al fegato e alla milza dei pesci. Il TNT, trinitrotoluene, è il principale componente degli esplosivi. Agli ordigni della Seconda Guerra Mondiale si aggiungono quelli dei conflitti più recenti. Numerose bombe della Guerra dei Balcani sono state scaricate nei mari e nei laghi. Anche i poligoni di tiro e i siti di stoccaggio delle munizioni sono potenzialmente pericolosi. L’unico modo per eliminare questi ordigni è la bonifica.

Rifiuti radioattivi.

“I rifiuti radioattivi restano i più pericolosi e ineliminabili rifiuti tossici”

I materiali utilizzati per produrre energia attraverso la fissione nucleare sono letali per la salute dell’uomo e degli ecosistemi. Questi materiali mantengono il loro potenziale contaminante per moltissimo tempo. Ad esempio:

“Il plutonio impiega 24.000 anni a perdere metà della sua carica radioattiva. La carica radioattiva del plutonio si estingue del tutto dopo altri tre milioni e mezzo di anni”

Bellezza e speranza

Bellezza e speranza

I nostri mari sono stati fortemente danneggiati dalle azioni sconsiderate degli esseri umani. Per fortuna questi ecosistemi riescono a reagire, ma non dobbiamo approfittare troppo di questa loro capacità di rigenerazione. La bellezza dei mari e degli oceani è sempre davanti ai nostri occhi. La speranza è che nel futuro l’uomo possa finalmente imparare dai propri errori e comportarsi in modo più responsabile verso l’ambiente, la natura e tutti gli esseri umani.

*nota* Questo post è stato ispirato dal seguente libro, dal quale sono tratti i dati, le frasi citate tra virgolette e quelle evidenziate: Nicolò Carnimeo – “Come è profondo il mare” – Edizioni Chiare Lettere

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

2 Commenti

  1. evergreen

    davvero interessante il tuo articolo, ma non di certo quello che si trova in fondo al mare.

  2. Sabrina

    Grazie mille. In effetti non me lo sarei aspettato nemmeno io prima di leggere questo libro

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