Perché diciamo: “fare come l’asino di Buridano”?

ANIMALI, NATURA BIO, perché diciamo ...

Sarà il nuovo anno oppure l’influenza recidiva, ma riprendere in mano il blog in questo 2016 è un po’ complicato. Forse perché penso a come organizzarmi in questo 2016, a chiarirmi le idee e, intanto, mi è tornato in mente l’asino di Buridano.

Siamo nel nuovo anno. Sarà l’influenza, presa durante le feste, che non vuole lasciarmi. Sarà il ricominciare dopo le feste in sé, fatto sta che quest’anno ripartire col blog è un po’  più difficile del solito. E forse, per tutti questi motivi, mi è tornato in mente l’asino di Buridano (che ho tanto odiato da piccola), così ho ripreso in mano la mini-rubrica del “perché diciamo?” e dei vari modi di dire che coinvolgono gli animali.

asino

Perché diciamo: “fare come l’asino di Buridano”?

Gli asini, mi piacciono molto. Quello di Buridano, non lo sopporto. Da piccola, mia mamma me lo diceva sempre: “non fare come l’asino di Buridano”. Perché? Perché prima di prendere una decisione ci penso un po’ su, valuto un attimo i pro e i contro. Tutto qui.
Quando dovevo comprare un paio di scarpe, tanto per fare un semplice e banale esempio, ne provavo alcuni modelli, poi scartavo quelli che non andavano bene, altri li tenevo, poi riprovavo quello che mi convinceva di più e infine davo l’okay. Non mi sembra tanto strano, o no?!

La storia dell’asino di Buridano nasce dal filosofo Giovanni Buridano, noto anche col nome di Jean Buridan, il quale parlava di un asino che, messo davanti ad un secchio di cibo e uno di acqua, posti alla stessa distanza, non sapendo decidere se avesse più fame o più sete, non si mosse e morì di fame e di sete. Quindi, fare come l’asino di Buridano, significa esitare tra due scelte, tra due soluzioni ad un problema.
In realtà questa storia la inventarono i detrattori di Buridano per dimostrare che le sue teorie erano infondate: il filosofo sosteneva, infatti, che la volontà può agire solo se l’intelletto ha trovato una soluzione, mentre, in caso di parità tra due opzioni, l’intelletto si dovrebbe bloccare e la volontà restare paralizzata.

Quindi mi trovo a ricominciare, a pensare a nuovi progetti e possibilità per il blog. Ma soprattutto, mi ritrovo a cercare lavoro, progetti e collaborazioni. Forse sarà questo momento di incertezza a farmi ripensare all’asino, a cosa fare, a quali decisioni prendere.

Gli asini sono animali bellissimi. Li amo molto. Sono utilizzati in tanti progetti di terapia – chiamata onoterapia- con persone disabili o disagiate e danno ottimi risultati. All’estero, la pet-therapy con questi animali è già molto praticata: in Italia si sta diffondendo, ma siamo un po’ ritardo rispetto ai Paesi confinanti.

L’asino ha molte caratteristiche che lo rendono adatto alla terapia uomo-animale. In particolare, gli esperti lo descrivono come un animale sociale, che accetta la presenza dell’uomo e ama interagire con l’uomo, socievole, docile, equilibrato, ma anche affidabile, adattabile, empatico, collaborativo, curioso, intellignete, paziente e coraggioso, ma in modo prudente.

Da piccola, in montagna, mi fermavo a dar loro del fiero ai bordi dei prati, dove cavalli e asini giravano in libertà. I cavalli, dopo poco, se ne andavano a correre felicemente, mentre con loro, gli asini, ci potevo passare anche delle mezz’ore in tutta tranquillità.

Cari asini, allora, confido nel vostro aiuto per le decisioni future. Al bando l’asino di Buridano, viva tutti i graziosi animali che aiutano da sempre l’uomo in mille modi. A questo proposito, vi segnalo la mostra in corso a Trento fino al 30 gennaio che racconta il ruolo degli animali (asini compresi) nella Grande Guerra.
E voi, cosa ne pensate degli asini? Lo conoscete l’asino di Buridano? Sta antipatico anche a voi, vero?! 😉

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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