Roxy Paine: funghi e papaveri

ECOLOGIA, NATURA BIO, RECENSIONI | 2 commenti

Dopo aver parlato di Meg Webster, ecco come l’artista Roxy Paine ha affrontato il tema “Natura naturans”, mostra aperta fino a febbraio 2016 a Varese, presso la villa del FAI, Villa Panza.

La scorsa settimana vi ho raccontato di Meg Webster in un post e di come utilizza elementi della natura nelle proprie opere d’arte. Sono sicura che ora siete curiosi di sapere come lavora, invece, Roxy Paine.
Un approccio completamente differente è quello dell’americano Roxy Paine che condivide con lei questa bellissima mostra, Natura naturans,  nelle sale di Villa Panza a Varese.

Natura naturans

Locandina della mostra “Natura naturans” – Villa Panza – Varese

Due idee di natura opposte. Roxy Paine ha deciso di utilizzare materiali sintetici: resine sintetiche, lacche e polimeri per riprodurre fedelmente la natura. Per fare questo, occorre comunque conoscerla e osservarla.

L’artista ama il contrasto e sa che ogni giorno siamo alle prese con una scelta tra due opposti: il bene e il male, la vita e la morte, il bianco e il nero e mille altre ancora. L’uomo è pieno di dualismi. Se da un lato cerca delle connessioni e dei collegamenti, dall’altro vuole le separazioni e l’originalità. Tutto questo rientra nell’opera di Roxy Paine. Paine è anche convinto che l’entropia (cioè il disordine di un sistema e dell’Universo stesso) sia in contrasto con la tendenza dell’uomo a fare ordine.

La prima opera che si incontra è Bad Planet, una grande sfera marrone con la superficie irregolare, piena di gorghi e crateri: con quest’opera, Roxy vuole rappresentare un Pianeta che si sta formando, la Terra alla sua origine.

Ma la passione di Roxy Paine è la micologia, lo studio dei funghi, questi esseri non ben definiti del mondo vegetale. Troviamo funghi in tre delle sue opere.

Dry Rot, funghi che crescono sulla parete verticale, funghi di varie forme e dimensioni. I funghi appassionano l’artista che li ama perché rappresentano la crescita e la propagazione, ma anche la vita che si oppone alla morte. Le pareti delle stanze ospitano spesso sue opere: per lui, le pareti non sono luoghi vuoti, ma zone fertili dove far crescere muffe e funghi.

Anche Amanita Villosa Wall è un’opera piena di funghi. Sono miceti bianchi, di varie forme e dimensioni, con diverse sfumature che sono posti sul pavimento della stanza. Sembra davvero un campo di funghi vivi, che crescono e colonizzano nuovi spazi. E sono funghi fatti con plastica termoindurente, acciaio inossidabile, lacca e olio, ma che (vi assicuro) sembrano veri.

Psilocybe Cubensis Field è una distesa di oltre duemila funghi, che si estende sul pavimento della stanza. Sono funghi allucinogeni che mostrano ancora una volta il dualismo tra funghi che fanno bene perché buoni e nutrienti e altri che fanno male e provocano allucinazioni (per non parlare dei funghi velenosi).

Roxy Paine - Psilocybe Cubensis Field, 1997 Polimero termoindurente, lacca, pittura ad olio, acciaio The Israel Museum Collection, Jerusalem

Roxy Paine – Psilocybe Cubensis Field, 1997
Polimero termoindurente, lacca, pittura ad olio, acciaio
The Israel Museum Collection, Jerusalem

Poppy Field… forever. La mia opera preferita dell’artista Roxy Paine qui a Villa Panza è Crop (Poppy Field), la replica di una zolla di terra con un campo di papaveri. L’opera è realizzata con materiali quali PVC, resine, polimeri, lacca, pittura a olio, acciaio e filo ma si resta stupefatti da come i fiori, le foglie, le spine, la terra e ogni particolare sembrino veri. Perfetti i colori, le macchie, i petali piegati, i fili d’erba sulla zolla di terra, una riproduzione fedele della natura… quasi perfetta.

Roxy Paine - Crop (Poppy Field), 1997-1998 - PVC, resina epossidica, PETG, polimeri, lacca, pittura a olio, acciaio e filo Private collection, New York

Roxy Paine – Crop (Poppy Field), 1997-1998 –
PVC, resina epossidica, PETG, polimeri, lacca, pittura a olio, acciaio e filo
Private collection, New York

Il tema di Expo, il tema del cibo è stato affrontato da Roxy Paine con un’opera che fa sicuramente riflettere. Si chiama Dinners of the Dictators. Un tavolo di legno, coperto da una teca di vetro, apparecchiato con cibi e bevande tipiche di ogni parte del mondo. Una tavola immaginaria che riunisce 12 dittatori della storia, di varie epoche e di vari luoghi, ognuno con i cibi tipici della propria terra di origine. Seduti a questa tavola, Roxy Paine si immagina di trovare il dittatore Franco, Mussolini, Mao Tse-Tung, Stalin, Hitler e anche Napoleone. I cibi sono veri, liofilizzati, e vere sono le stoviglie. Questa tavola rappresenta l’uomo al comando, l’uomo dittatore che si ritrova solo e il cibo è liofilizzato, senza vita, senza colore, né sapore.

Questo il racconto della bellissima esposizione “Natura naturans” che ho visitato qualche settimana fa. Un’esperienza che consiglio a chi vuole passare una giornata in un parco, visitando una villa coi suoi arredi e le sue architetture e, allo stesso tempo, una mostra di arte contemporanea. Arte moderna, ma non complicata, piena di spunti, di idee e riflessioni.

La villa è circondata da un parco strepitoso: l’ho girato tutto, dalla serra in fase di restauro all’orto sinergico. Dal parco c’è anche una bellissima vista sulla città di Varese, un panorama da non perdere. A fine settembre il verde si mescolava alle prime foglie gialle e rosse con un insieme di colori molto bello. Guardate poi il romanticismo di questo tunnel di alberi 🙂

tunnel_FAI

Un romantico tunnel di alberi – Villa Panza – FAI – Varese

Due modi opposti di amare e riprodurre la natura: usando elementi della natura stessa come fa Meg Webster oppure utilizzando materiale chimico, ma riproducendola nel dettaglio e nei minimi particolari come per l’artista Roxy Paine.

Due modi opposti, ma comunque belli di interessarsi di natura: e tu, quale preferisci?

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

2 Commenti

  1. gardentourist

    Trovo davvero stimolante il confronto fra l’uso di materiali artificiali per produrre sculture verosimili (Paine) e di materiali naturali per rappresentare forme semplici, al confine con l’astrazione della geometria (Webster).

  2. Sabrina

    Grazie gardentourist per il commento. Sì, anche io ho apprezzato i due modi di descrivere la natura di questi artisti.

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