La flora italiana è un pozzo di meraviglie

ECOLOGIA, EVENTI, NATURA BIO

“La flora italiana è un pozzo di meraviglie”, così ha detto Francesca Marzotto Caotorta durante le Giornate di Studi di Orticola di Lombardia. Grazie alla presentazione della giornalista Pia Meda, vi racconto gli orti e i giardini in Italia e in Lombardia.

Alle Giornate di Studi di Orticola, qui a Milano, se ne sono sentite delle belle. Belle frasi, affermazioni del tutto vere, come quella del titolo. “La nostra Italia è ricca di un patrimonio di piante, orti e giardini che (probabilmente) non immaginiamo neanche”: come ci ha ricordato Francesca Marzotto Caotorta, progettista e scrittrice, sempre presente ad Orticola. Anche la giornalista Pia Meda ha raccontato gli orti e giardini botanici; prendendo spunto dal suo intervento, scrivo oggi questo post per condividere con voi queste bellezze.

Orticola Milano 2014

“La flora italiana è un pozzo di meraviglie” – foto Orticola 2014

Un orgoglio tutto italiano. Gli orti botanici sono nati in Italia nel Cinquecento. Sono una nostra creazione, un nostro pregio, un nostro vanto. Con il termine “giardino” si intende una zona verde con piante vive ed “etichettate” (ovvero, classificate). Si tratta di un’istituzione che conserva una documentata collezione di piante. Ci sono delle differenze, però, tra orto e giardino.

Orto e giardino botanico. Per orto botanico si intende un’area con una collezione di piante vive e classificate e aperta al pubblico. L’orto botanico è collegato (per definizione) a strutture, soprattutto università, che svolgono ricerca scientifica e mostra una continuità nel tempo.

Il giardino botanico, invece, è sempre un’area con piante vive e classificate, aperta al pubblico, ma non è detto che vi si svolga ricerca scientifica e soprattutto non è continua nel tempo: spesso il giardino vive tanto quanto la famiglia che lo ha fondato, ma, a differenza dell’orto, ha una valenza paesaggistica riconosciuta.

Gli orti botanici nel mondo sono 2500, in Italia sono 60, come riporta il sito L’orto botanico d’Italia. Sono soprattuto al centro-nord, spesso legati ad università o al Comune, oppure sono vere e proprie aree naturali protette.
Orti e giardini botanici nascono nel Rinascimento, periodo che proponeva di osservare la natura dal vivo. Nascono quando nasce la botanica come materia di studio e professione vera e propria: prima erano i filosofi o i medici e soprattuto i farmacisti e gli speziali ad essere considerati anche un po’ dei botanici. E, nello stesso periodo, nascono gli erbari.

I più antichi orti botanci italiani sono quello di Pisa (1544) e quello di Padova (1545). Non è semplice dire quale sia il più antico, dato che l’Orto di Pisa è stato spostato nel tempo, mentre quello di Padova si trova ancora dove è sorto. Sono loro, comunque, a contendersi il titolo di più antico d’Italia.

Gli orti botanici sono istituzioni scientifiche, luoghi dove si insegna la botanica e si coltivano le piante; all’inizio, c’erano solo le piante medicinali (piante dalle quali si ricavano i principi attivi delle medicine) poi si iniziò la coltivazione di piante agricole (usate per l’alimentazione) e ornamentali (per la bellezza). Infine, sono arrivate anche le piante esotiche, provenienti dal Sud del mondo.

Oggi l’orto botanico si evolve e vuol essere un luogo di incontro. Diventa perciò molto simile ad un moderno museo e tenta nuove strade e nuove offerte: in molti orti botanici si fanno concerti e si presentano libri. Il compito principale dell’orto botanico oggi è quello di preservare la biodiversità: stiamo perdendo molte specie vegetali e dobbiamo salvaguardare il più possibile la nostra ricchezza in biodiversità.

Gli orti botanici della Lombardia hanno deciso di mettersi in rete. Così è nato il sito Rete Orti Botanici Lombardia. Hanno capito che occorre lavorare sull’educazione, sulla divulgazione, sulla ricerca e sulla comunicazione, ma, oltre a questo, hanno capito l’importanza di “fare rete”, di scambiare e condividere idee, materiale e anche persone.

Giulio Crespi (architetto paesaggista) nell’introduzione alle giornate di studio ha detto queste parole che ho molto apprezzato perché legano l’uomo alla natura, la vita alla speranza, il cibo ai valori:

Occorre fare e comunicare. Il fare finalizza la nostra vita. Il nostro rapporto con la natura riguarda il fare: il giardino è fare, l’orto è fare, è lavorare con le mani. Servono spazi liberi per essere creativi. Fare per credere nel futuro: seminare, aspettare, coltivare, raccogliere e condividere. Nutrire il Pianeta di cibo e di valori. Anche il saper donare è una dimensione del fare.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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