L’agricoltura urbana è giovane con IED: il progetto Greenmore

ECOLOGIA, NATURA BIO, STILI DI VITA | 3 commenti

I giovani studenti dello IED hanno pensato ad un progetto di agricoltura urbana collaborativa e partecipativa – Greenmore – a Milano. Perché le città cambiano velocemente e si riempiranno di orti e giardini urbani condivisi.

Entro pochi anni l’80% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Un nuovo tipo di città, una città che cambia e che coltiva i propri alimenti negli spazi verdi a disposizione. Per questo i giovani dello IED, Istituto Europeo di Design di Milano insieme a Coldiretti Giovani Impresa hanno dato vita a Greenmore, un progetto di agricoltura urbana collaborativa e partecipativa.

Greenmore IED

Il logo di Greenmore, progetto di agricoltura urbana collaborativa e partecipativa (foto concessa dal prof. Matteo Righi)

La settimana scorsa Milano è stata una delle città protagoniste della Social Media Week, un evento globale sull’impatto sociale, culturale ed economico dei social media. Dal 23 al 27 febbraio le città di New York, Jakarta, Lagos, Amburgo, Bangalore, Copenhagen e Milano hanno organizzato conferenze sul lavoro, la società, le donne, la moda e altro ancora, tutto collegato al tema portante dell’edizione 2015: “La mobile class. Il digitale e la società che cambia”. 

Il progetto Greenmore è stato presentato lo scorso 24 febbraio a Milano, all’interno della Social Media Week, nel panel intitolato: “Coltivare la fiducia. Un progetto di agricoltura urbana collaborativa e partecipativa”.

Riflessioni sulla città del futuro. Validi studi scientifici e di demografia concordano nel dire che tra 20-30 anni l’80% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Questi dati ci portano a delle domande: come sarà la città del futuro? Come si nutriranno i suoi abitanti? Spariranno le campagne e gli orti?
Queste sono le domande che molti di noi si fanno, tra gli altri un gruppo di studenti dello IED di Milano. Le città cambiano rapidamente e sono sempre più popolate. Molti cittadini sentono l’esigenza di coltivare un piccolo orto sul proprio balcone di casa. Esempi di orti urbani possiamo trovarli sui tetti di New York, nel Bronx, dove da anni si svolge un progetto di agricoltura urbana.

Cosa succede a Milano? I ragazzi si sono posti questa domanda e hanno fatto delle ricerche dalle quali immerge che da noi 1 italiano su 4 coltiva qualche ortaggio o erba aromatica sul proprio balcone, ma, se si approfondisce, si vede che l’età media di questi “coltivatori urbani” è di circa 60 anni. Perché la vita si è allungata, d’accordo, ma anche perché spesso i giovani non considerano l’agricoltura come un’interessante opportunità.

Detroit: un esempio di cambiamento. Se diciamo Detroit a tutti viene in mente la città delle automobili. Questo è vero, ma negli ultimi anni molte fabbriche sono state chiuse e i vecchi edifici che le ospitavano hanno lasciato il posto a terreni liberi, rimasti incolti, che sono stati presto riconvertiti in orti urbani. Molti cittadini li coltivano, vendendo poi i prodotti dell’orto al mercato locale che è anche punto di incontro, scambio culturale e aggregazione.

Idee per un progetto. A partire da tutto questo i ragazzi dello IED hanno pensato il loro progetto di agricoltura urbana e collaborativa Greenmore. Perché non utilizzare tutte le informazioni che la rete ci mette a disposizione per portare i giovani a contatto con la terra e con l’agricoltura urbana?

Le interviste e il target. Dato che loro sono abituati a ragionare e a far progetti, sono partiti da un obiettivo, hanno raccolto informazioni, fatto interviste e studiato il loro target (dico questo perché, non avendo fatto studi sulla progettazione, mi scontro spesso con questo problema e cerco di imparare la minima cosa da tutti coloro che se ne intendono).
L’idea è quella di creare degli orti urbani nella città di Milano, spazi che siano coltivati soprattutto dai giovani, che offrano anche possibilità di incontro e scambio di informazioni.

Gli orti urbani nella città di Milano nascerebbero come serre e vivai da usare in tutte le stagioni. Orti rigogliosi e colorati, non solo a terra, ma anche sui tetti degli edifici, per utilizzare al meglio ogni spazio disponibile. I prodotti coltivati verrebbero poi venduti in un mercato locale, ma anche in bar e ristoranti vegan-friendly collocati vicino alle serre. L’insieme che ne risulta da questo progetto è dato dalle serre, circondate da spazi bar e ristorante, ma anche da aree aperte per eventi musicali e di sport e aree dedicate ad incontri, alla lettura, alla condivisione online.

Ma come attrarre i giovani? Dalle interviste è emerso che i giovani sono poco disposti a dedicarsi agli orti: come convincerli? Dando loro, per ogni ora di lavoro, dei punti da accumulare per avere infine un omaggio, che potrebbe essere un biglietto aereo o ferroviario, il ticket per un concerto musicale o per attività sportive, perché questo è quello che i giovani cercano, come hanno chiaramente fatto notare nelle interviste.

Greenmore IED 02

La App per mobile del progetto Greenmore (foto concessa dal prof. Matteo Righi)

E il mobile? Il mobile fa parte del progetto grazie ad una app che, scaricata sul proprio cellulare, permetterebbe ad ognuno di organizzare il lavoro, di vedere in quale orto della città c’è bisogno di aiuto, di raccogliere i punti e infine di ricevere il premio raggiunto.
In questo modo giovani studenti e lavoratori, laureati in materie agrarie e ambientali e giovani coppie avrebbero un buon motivo e uno spunto in più per dedicare del tempo all’attività dell’orto urbano.

Complimenti al lavoro degli studenti dello IED e di Coldiretti. Un progetto interessante – come ha dichiarato Alessandro Capelli a nome dell’Assessore Chiara Bisconti – che speriamo possa nascere presto nella nostra città. Perché, come dice l’Assessore:

“Gli orti e i giardini urbani devono essere sempre più dei luoghi da vivere e da condividere e non degli spazi intoccabili”

Un particolare ringraziamento al professor Matteo Righi e alla dottoressa Elisa Bergamaschino per la disponibilità a parlare di questo progetto e per la concessione delle foto.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

3 Commenti

  1. Demian

    C’è da capire come potrebbe conciliarsi la produzione con il grosso problema dell’inquinamento urbano. Giusto ieri leggevo che i livelli di smog sono 34 volte superiori alla norma. Ora non conosco norme e non so entrare nello specifico, ma che ci sia un forte inquinamento dell’aria è evidente, e quanto questo può far bene ai prodotti che si vorrebbero coltivare e poi eventualmente mangiare?

  2. Sabrina

    Grazie per il commento, Demian. Questa è una domanda che sento spesso agli incontri su orti in città. Personalmente, spero che, con tutto il lavoro che molti stanno facendo, l’inquinamento possa diminuire… Anche io non ho dati in base ai quali risponderti, perciò faccio qualche ricerca e cerco di farti sapere: magari i ragazzi dello IED hanno incluso anche questo punto nei loro studi.

  3. evergreen

    è molto importante avere degli orti urbani. farei una riforma edilizia per cui ogni nuova casa deve avere anche un piccolo pezzo di terreno dove fare un orticello da curare. qualche metro quadrato, e le città diventano più… “verdi”.

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