La montagna, l’andare oltre. Oltre il K2

NATURA BIO, STILI DI VITA | 6 commenti

Achille Compagnoni. Oltre il K2
in mostra a Milano

Giovedì sera ero presente all’inaugurazione della mostra “Achille Compagnoni. Oltre il K2” presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.
La sala si è riempita immediatamente di persone di ogni età. Non me l’aspettavo, davvero, non avrei immaginato tutta quella presenza. Tutti si sono sparpagliati, in silenzio, chi a vedere il video-filmato, chi le foto, chi le attrezzature.

Io, ho seguito il percorso espositivo, ma solo dopo aver fatto un primo giro in generale.
Sono molti gli amanti della montagna. Per quanto mi riguarda non ne ho frequentata molto, sopratutto l’alta montagna. Perciò ho afferrato l’occasione per avvicinarmi a questo mondo, per saperne di più, e la montagna e Achille Compagnoni mi hanno davvero ipnotizzato.

Ho ammirato le foto in bianco e nero e le prime pagine dei giornali del 1954, data della conquista della seconda vetta più alta al mondo, il K2 (8611m) da parte di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. E il telegramma inviato per dire della conquista della vetta, e ancora, lì vicine, la piccozza e la bandiera italiana che hanno sventolato a quelle altezze.

Ma sono le attrezzature che mi hanno impressionato più di tutto: i primi esempi di ciaspole, gli sci in legno, una valigia da portare con sé, ma solo fino al campo base che poi si va a salire con uno zaino in spalla. La tenda arancione, diventata allora famosa, che sembra così leggera ed è quasi impossibile per me pensare che sia ancora intera, dopo i venti, le nevi e il ghiaccio di oltre ottomila metri sul livello del mare. Per non dire poi di come un essere umano possa sopravvivere lì dentro. E  il sacco a pelo, che sembra così inconsistente e i calzini di lana con gli scarponi fatti su misura. Ci giro e ci rigiro attorno. Mi chiedo come sia possibile resistere, a quel freddo, a quei venti a quelle altezze.

Allora mi sembra ancor più vero quello che ho sempre pensato della montagna, dell’alta montagna soprattutto. Che è fatta per gente forte, solitaria e con una grande anima. Che si deve essere sicuri di sé, si deve star bene con sé stessi per affrontare le vette. La solitudine e la natura più ostile sono lì in agguato, ma ci sono anche la bellezza e la grandiosità di vedere cime alte e innevate, di respirare venti gelidi e freddi, di essere soli in mezzo all’alto dei monti, vicini al cielo e a quelle poche creature che riescono a vivere a queste quote.

Telegramma che annuncia la conquista della vetta del K2

Ho viaggiato anche io tra le vette, un po’, lì alla mostra, l’altra sera e mi sono meravigliata anche di me stessa. Sono così incuriosita su come tutto ciò possa essere accaduto negli Anni ’50 che ho deciso di leggere al più presto il libro catalogo della mostra, quello che riporta anche parte del diario tenuto da Achille Compagnoni durante la salita al K2.

Perché ho letto questi due brevi estratti, sul momento della conquista della vetta e voglio andare oltre. Oltre il K2 con le immagini, le parole e le impressioni che una mostra è riuscita a dare di uomo, amante della natura e dei monti, capace di una grande impresa, memorabile.

Sono le 17.30 quando Isakahn si affaccia alla nostra tenda con queste parole: One Sahib is ready to claimb Kay two. Ci precipitiamo fuori a guardare e non dimenticherò vita durante lo spettacolo offertoci. La parte estrema della montagna è ora tutta pulita da nebbie e ha già assunto il colore azzurrino del tramonto. Sul pendio finale, di una ripidezza impressionante, scorgiamo prima uno poi due puntini che lenti ma continui procedono nell’ascesa… i due puntini sono ora in cresta contro il cielo ed appaiono come avvolti da un pulviscolo d’oro…
Pino Gallotti, Diario Alpinistico, Spedizione italiana al K2, 1954

… Lassù presso la vetta due figure si muovono, il sole del tramonto crea attorno alle loro persone la tipica aureola che si forma alle bassissime temperature, per l’irradiazione corporea di calore: lassù sono 40 gradi sotto zero ed il freddo sta artigliando le dita dei due vincitori …
Mario Fantin, Italiani sulle montagne del mondo, 1967

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Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

6 Commenti

  1. Mirella

    Compagnoni è stato un grande! E sono d’accordo quando dici che la montagna è per solitari. Sarà per questo che non la so apprezzare…

  2. BlogPeloso

    grandi questi uomini che ci sono arrivati e come dici tu con semplici attrezzature… ora è ben più facile con la tecnologia pure nelle fibre tessili! Un mio amico che scalava e skipper tanti anni fa mia ha detto “la montagna e il mare vanno vissuti con rispetto, non devi sconvolgere la loro pace, sei un loro ospite”. In barca andava solo a vela, era raro che accendesse il motore. Mi ha dato un bel insegnamento.
    So di non essere presente sul tuo blog, ma ho pensato a te per il Liebster award… lo meriti!
    Se vuoi fare un salto a vederlo, ecco il post: http://ilblogpeloso.wordpress.com/2014/02/28/liebster-award-dalla-micia/
    CiaoMiao da noi!

  3. elinepal

    Ho avuto modo di incontrare la figlia di Compagnoni al CAI di Roma dove ero andata ad iscrivere mio figlio alla sezione giovanile. Quello con la montagna è un rapporto che si conquista piano piano, ma cambia le prospettive. Spero lo sarà per il piccoletto.

  4. Sabrina

    Sono d’accordo con te: mare, montagna e ogni elemento della natura va rispettato. Ti ringrazio molto per la citazione e vado subito a vedere! Si sa che i blog belli sono molti e il tempo poco, ma ogni pensiero vostro e degli altri blogger mi fa molto, molto piacere! Grazie di cuore a tutti 🙂

  5. Sabrina

    Dev’essere stato un bell incontro! E spero di avvicinarmi di più alla montagna. Buon divertimento al piccoletto!

  6. BlogPeloso

    :)) grazie di cuore a te per la risposta!

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