La sfida alla moda di Greenpeace

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"Let's clean up fashion" - Greenpeace sfida la moda a ripulirsi

“Let’s clean up fashion” – Greenpeace sfida la moda a ripulirsi

Greenpeace ritiene che ad un’offesa debba seguire una sfida e un duello, come nei vecchi film di cappe e spada e lancia il guanto della sfida al mondo dell’alta moda. La campagna si chiama The fashion duel. Let’s clean up fashion“. Chiediamo alle case di moda quanto la loro moda è da considerarsi pulita.

L’offesa. In realtà le offese sono più d’una. La foresta amazzonica viene sterminata per far posto all’allevamento di bovini utilizzati anche per produrre quella pelle che dà origine alle nostre scarpe, borse, cinture e accessori.

L’isola di Sumatra, habitat delle ultime tigri che da questo luogo prendono il nome, e le zone dell’Indonesia stanno cambiando aspetto: gli alberi delle foreste pluviali vengono tagliati per produrre carta utilizzata soprattutto come packaging, vale a dire sacchetti, carte, cartoni, e tutto ciò che è solo contorno ai nostri acquisti.

In molte zone del Sud del Mondo, Cina e Messico per esempio, per colorare le stoffe dei vestiti vengono spesso usate sostanze tossiche poi riversate nei fiumi, con grave danno per la salute umana e della natura, per l’acqua che diventa non potabile e per la vita acquatica stessa.

La sfida. Greenpeace ha lanciato il guanto della sfida. Ha inviato alle maggiori firme della moda un kit, una scatola contenente un guanto vero e proprio e un questionario da compilare. Greenpeace ha voluto così valutare tre importanti fattori: la pelle, la carta per il packaging e le colorazioni delle sostanze tessili. Ogni casa di moda dovrebbe sapere quali prodotti sta utilizzando, ma nonostante tutto, il risultato non è stato per nulla soddisfacente. Molte griffe non hanno risposto al questionario, altre hanno fornito dati parziali e insufficienti e solo poche hanno aderito, si sono impegnate ad approfondire l’argomento e hanno fornito risposte chiare. Qui potete leggere la classifica e vedere quali marchi sono stati interpellati.

Il duello. E ognuno di noi, cosa può fare? Prima di tutto, informarsi su questo e altri siti. Poi, ogni volta che acquistiamo un capo di abbigliamento o un accessorio, guardiamo bene l’etichetta cosa ci dice. Acquistiamo in modo consapevole, cioè cercando di preferire quei capi prodotti da aziende che non contribuiscono alla deforestazione e all’inquinamento delle risorse idriche del Pianeta ed evitano inutili carte e scatole. Se la pensi allo stesso modo, puoi diffondere sui social questo messaggio e a breve, per i più arditi, sarà possibile girare anche un proprio video da inviare a Greenpeace.

Perché come ha detto Valentino agli inviati dell’organizzazione:

“ La moda è di tendenza solo se non costa nulla al nostro Pianeta”

Questo è il video che è stato mandato alle case di moda per dire che noi ci teniamo alla nostra salute e al nostro Pianeta e vorremmo che le tigri non rimanessero senza casa.

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Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

3 Commenti

  1. Mirella

    Molto interessante e illuminante. La magra consolazione per me è che non ho mai comprato nulla di queste case di moda “negligenti”… troppo care! Quindi ora sono ben contenta di non potermele permettere! 😉

    • Sabrina

      Certo sono case di moda costose, ma è proprio dai marchi più conosciuti che bisogna partire. Perché ci sono buone pratiche ambientali e sociali che, da loro, ci aspettiamo, dato che ne hanno le possibilità e soprattutto perché ci rappresentano nel mondo.

  2. evergreen

    Essere Green vuol dire essere alla moda, all’ultima moda, nell’Era dell’Ecologia. Età del Rispetto dell’Ambiente, e dell’Energia Pulita e Rinnovabile. Tutto si deve rinnovare, ma non solo l’abito, bensì anche le idee e i comportamenti, gli atteggiamenti.

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