Algol, la stella del diavolo

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Dopo la festa di Halloween ho voluto togliermi un’altra curiosità riferita ai miti, ai popoli antichi e all’astronomia. E questa volta ho alzato gli occhi al cielo stellato.

Una stella chiamata “la stella del diavolo” ha catturato la mia attenzione. La storia è davvero interessante e ha origini antiche. Gli Egizi avevano redatto un calendario, il papiro Cairo, risalente al 1271 a.C. e arrivato fino a noi, nel quale mettevano in relazione i giorni fausti e quelli infausti con la maggior o minor luminosità di una particolare stella. La stella era ben visibile ad occhio nudo e gli Egizi si accorsero ben presto del variare della sua luminosità, perciò la vedevano come un demone, come un pericolo, come un modo per prevedere il futuro.

Gli Arabi, grandi osservatori del cielo e ottimi matematici, contribuirono a dare il nome a questa stella, nome che deriva dalla loro espressione “ra’s al-ghul” che significa “testa del diavolo”. Appartenente alla costellazione di Perseo, il nome con cui oggi è conosciuta è Algol, la stella del diavolo, del demone, ovvero di Medusa. Dista 93 anni luce dal Sistema Solare ed è una delle poche stelle visibili ad occhio nudo a mostrare questo “strano” effetto. La sua magnitudine apparente varia (tra 2,3 e 3,5) in un periodo di 2 giorni, 20 ore e 49 minuti. Questo perché non si tratta di una sola stella ma di una binaria ad eclisse, un sistema costituito da 2 stelle in orbita stretta, una attorno all’altra. Succede così che quando la stella più debole passa davanti alla più luminosa (dal punto di vista della Terra), la luce totale emessa diminuisce per poi aumentare quando entrambe le stelle sono visibili.

La differenza di luminosità era stata già notata e studiata dagli Egizi, ma l’ipotesi dell’eclisse di 2 stelle che orbitano attorno ad un comune centro di massa fu fatta da John Goodricke nel 1782 e registrata per la prima volta nel 1670 da Geminiano Montanari. Algol si osserva più facilmente nell’emisfero boreale terrestre, dove si vede alta sull’orizzonte, nelle sere di autunno e inizio inverno, quando Perseo raggiunge il punto più alto sull’orizzonte.

Perseo ci appare ancor oggi nel cielo stellato, vicino ad Andromeda, Cefeo e Cassiopea. Cassiopea, un giorno, disse di essere più bella delle Nereidi, ninfe marine. Le Nereidi si arrabbiarono e chiesero a Poseidone (dio del mare) di punirla. Poseidone mandò un mostro marino a fare razzìe nel territorio del re Cefeo e l’oracolo gli impose di sacrificare la figlia Andromeda per salvare il popolo e il regno. E così Andromeda fu incatenata ad uno scoglio per colpa della madre Cassiopea. Perseo era un eroe famoso per aver ucciso Medusa utilizzando il suo scudo come specchio. Medusa, infatti, pietrificava chiunque la guardasse. Quando Perseo passò vicino allo scoglio dov’era legata Andromeda se ne innamorò. Lottò contro il mostro marino, lo uccise, salvò Andromeda che poi sposò.

Alla sua morte, l’eroe fu messo in cielo da Atena, come costellazione, per onorare la sua gloria, affinché tutti potessero ricordare questa storia. E la testa di Medusa nelle mani di Perseo pulsa intermittente ancora oggi nelle notti di inverno del terzo millennio a ricordare come il cielo stellato ispira agli uomini, di volta in volta, belle favole e mostruosi racconti.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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